Nei musei, cerco delle assonanze, nei volti, dei dipinti, delle statue, cerco un legame che mi metta in comunicazione con loro, con le persone passate, ed allora la rappresentazione della persona è come se prendesse vita e divenisse persona viva. è come un dialogo che travalica il tempo, è come leggere un buon libro che ci mette in contatto con lo scrittore.
Possiamo vedere le persone che sono venute prima di noi, che ci hanno preceduto su questa terra, ed alla fine, ci rendiamo conto che nonostante il tempo siamo di fronte a persone come noi, con i nostri stessi desideri, con le nostre stesse paure e passioni.
Ci rendiamo anche conto che il tempo è implacabile passa su tutto, su di noi, sulle nostre passioni, i nostri dubbi, le nostre paure e le nostre felicità. Cosa resta dopo? Un ritratto, una storia, forse niente, se nessuno ti ricorda più. Forse a questo servono i ritratti, le statue, ed anche le fotografie? Servono, forse, a non perdere del tutto le tracce di chi è passato su questa terra. Io non ho risposte, solo domande.
Quando guardiamo un ritratto, o una scultura, in realtà vediamo l’interpretazione che l’artista ha dato di quel volto, di quella figura, e a nostra volta fotografandola reinterpretiamo ancora, e chi verrà dopo di noi reinterpreterà a sua volta. Una cosa che ho capito è che il tempo si deve vivere con consapevolezza, bisogna “sentire il passare del tempo” sulla propria pelle, sull’anima, anche se fa male.